La cresta Sud-Est della Valle del Puzzillo

Cimata di Pezza e Cimata del Puzzillo


Un Autunno meraviglioso, le prospettive di un assolato week end e la voglia di stare ancora, fin tanto è possibile, all’aria aperta arrampicati sulle montagne, erano leve giuste per aver voglia di mettere in cantiere una nuova escursione. Sulla base di una classica del Velino che percorsi tanti anni fa, l’anello di cresta intorno alla piana del Puzzillo, l’ho riproposto , accorciato e modificato, in pratica, percorrendo la cresta a Sud-Est della piana volevo raggiungere il rifugio Sebastiani per rientrare poi dalla piana del Puzzillo che non avevo mai visto da dentro. Un attimo dopo averlo suggerito e proposto, Marina era già con lo zaino sulle spalle, il suo entusiasmo per le montagne del Velino ha raggiunto valori di guardia! Autostrada per l’Aquila, uscita Tornimparte fino a Campo Felice ; alla rotonda di accesso alla piana si prende la prima a destra, una stradina asfaltata, senza raggiungere lo slargo del parcheggio del rifugio. Lungo la strada, a sinistra all’altezza di un recinto per le pecore, è appena percettibile, inizia una sterrata che continua arrampicandosi poi sulle prime alture. La strada è sconnessa, a tratti molto sconnessa, ma con un po’ di attenzione ancora alla portata di una utilitaria. La sterrata è percorribile fino alla vecchia e ormai abbandonata miniera di bauxite, ma per il percorso che vi vado a raccontare consiglio di parcheggiare quasi un paio di chilometri prima, più o meno dove sulla sinistra ha inizio la tonda dorsale boscosa, sulla carta è riportata come Macchia Rotonda, siamo a quota 1600mt circa. Non ci sono segnavia ad indicare il percorso, davanti è molto chiara la curva della dorsale che sale alla Punta dell’Azzocchio, alla lunga cresta che fa da spartiacque tra la piana di Campo Felice e quella di Pezza ; si attacca la dorsale di traverso proprio dove, ancora bassa, si confonde con la piana circostante, tra folte basse macchie di ginepri e sparute macchie di bosco. Uno slalom tra queste e quelle permette di salire lentamente di quota e di iniziare ad apprezzare la piana sottostate mentre si scopre la mole del Puzzillo. Si continua per un po’ sulla tonda cresta fino ad entrare inevitabilmente nel bosco, un bosco rado, pulito, bellissimo, soprattutto se percorso come abbiamo fatto noi, nelle prime ore della giornata, col sole che taglia di traverso, con le ombre che si allungano e si confondono con i sottili lunghi tronchi dei faggi. Nella giornata meravigliosa che abbiamo avuto, all’interno del bosco la luce era incredibile, ovattata, rossa del color ruggine delle foglie, l’aria ferma, i rumori praticamente inesistenti se non quelli di qualche uccello in fuga e quelli del nostro calpestio sul manto di foglie cadute a terra. La dorsale, salto dopo salto sale dolcemente, senza grossi strappi; l’orizzonte a tratti si scopre sul Puzzillo, il più del tempo rimaniamo immersi nel bosco, ma basta seguire la dorsale tonda che lentamente piega ad Ovest per salire verso la cresta principale. Si esce allo scoperto una prima volta su uno sperone a quota 1800 mt., di fronte c’è la mole del Puzzillo, sotto l’imbocco della valle omonima e davanti già si può scorgere tutto il versante della cresta opposta, dal passo del Morretano fino al Costone. E’ come prendere una energica boccata d’aria, gli spazi si dilatano improvvisamente, la luce e i larghi panorami prendono il sopravvento. Si scende ancora per rientrare nell’ultimo tratto di bosco da attraversare , da cui si esce inoltrandosi su una facile crestina di terreno misto tra rocce ed erba, che corre parallela a poche centinaia di metri di distanza da quella che sale a Punta dell’Azzocchio; arriviamo sulla cresta principale che sovrasta i Piani di Pezza a qualche centinaio di metri prima della punta stessa, già oltre quota 2000. Da lì in avanti si segue un sentiero tracciato su filo di cresta, l’1B che arriva dal Monte Rotondo, panoramicissimo; d’ora in poi la vista spazierà ininterrottamente dal Rotondo al Sirente passando per Punta Trento e Trieste, dietro, la piramide del Velino e poi il Costone, La Torricella, il Puzzillo , per chiudersi sulla lunga ripida parete del Monte Cefalone oltre Campo Felice. Abbiamo superato quattrocento metri di dislivello e sembra di essere sul tetto del mondo, un meraviglioso tragitto da consigliare proprio a tutti, di grande soddisfazione e di poca fatica. Si continua sul sentiero seguendo i dislivelli della cresta, su è giù per le varie cime del versante; inoltrandosi verso Ovest, il Costone impressiona per la sua presenza sempre più imponente, ruvida, ripida e massiccia, mentre a Sud si scoprono i Piani di Pezza che da qui sembra essere un grande catino. A Nord è quello della piana del Puzzillo che espande gli spazi. Che meraviglia dominare le tre valli a ridosso della cresta ed avere le più importanti vette del Velino tutte lì intorno, non ci si stanca mai di questo regalo. Quasi al termine della cresta, si inseguono le due vette che fanno parte della lista dei 2000, Cimata di Pezza che con i suoi 2132 mt. non per nulla regala la vista migliore sull’omonima piana sottostante , e Cimata del Puzzillo, 2140 mt. Entrambe facili da salire, la seconda nel tratto in discesa verso il Colletto di Pezza , verso il rifugio Sebastiani, un po’ più rocciosa ed esposta, con tratti di cresta più sottili e belli da percorrere, movimenta di poco il pacato trekking della giornata. Dalla sella una cinquantina di metri ci dividono dal rifugio Sebastiani che però troviamo stranamente chiuso. E’ sempre bello ritornare su questa sella, in bilico, a 2102 mt. , tra due mondi , tra due grandi valli, da dove, la cresta appena percorsa, dominata dalla Cimata del Puzzillo, assume le sembianze di una lama di coltello. Bivacchiamo un po’ al sole accanto al rifugio, è bello rimanere sospesi per qualche momento in quel mondo incantato fatto di quiete e grandi panorami; rinunciamo alla tentazione di chiudere il giro sulle creste in quota, passando per il Costone e rispettando il progetto iniziale prendiamo a scendere per la valle del Puzzillo, utilizzando la carrareccia che la attraversa. Scesi di poco dal Colletto di Pezza sfrutto l’occasione per affacciarmi sulla Fossa del Puzzillo, quella enorme depressione ai piedi del Costone che contribuisce a rendere ancora più imponenti le pareti della montagna. Risaliamo di quota solo per una cinquantina di metri , qualche dolina da attraversare, e siamo sul ciglio della fossa. Più o meno profonda un centinaio di metri impressiona per la vastità. Forse quello che impressiona di più è il contrasto con il muro delle pareti del Costone che la sovrastano verticali. Davvero un bel fenomeno, sembra essere una enorme dolina, impressionante davvero. La dorsale dove siamo continua verso sud e si alza con una pendenza graduale, a chiudere la fossa, fino alla cima del Costone; non mi ero mai accorto che si potesse usare questa cresta per scendere o salire al Costone. L’attraversamento della Piana del Puzzillo è una lenta costante discesa, un paesaggio comune nel gruppo del Velino, altrove sono piattissime piane, qui è un leggero piano inclinato contornato da montagne, un altro catino insomma. Non l’avevo avevo mai percorsa prima, devo dire che almeno una volta bisogna farlo. Senza fatica, in un’ora circa si raggiunge l’imbocco della valle, a sinistra una ripida dorsale sale fin sulla cima del Puzzillo, a destra scorre la cresta che avevamo percorso all’inizio dell’escursione. Oltre l’imbocco si rientra in un bosco quasi spoglio, il colore dominante è il marrone delle foglie quasi tutte a terra; si scende ancora, dieci minuti e siamo nei pressi della vecchia miniera, gli spazi si allargano di nuovo verso la piana di Campo Felice, i boschi che scendono dalle dorsali che abbiamo ai lati, colpiti dal sole , si infiammano di tutte le tonalità del rosso. Il sole è ancora alto, sono le 15 del pomeriggio, ma è forse il momento di miglior luce, quello che ti fa rimpiangere di dover andar via da questo paradiso; abbiamo il tempo per fermarci a mangiare qualcosa alla baracca del Caseificio di Casamaina nei pressi della rotonda di Campo Felice. E’ stata una facile ma piacevolissima escursione, di grande soddisfazione; sono stati percorsi circa 13 chilometri, e nemmeno 800 metri di dislivello; adatta a tutti, anche a chi è ai primi contatti con la montagna.